L'improvviso risveglio - Manuela Patrizi ©️

Intelligenza emotiva ... condivisioni aperte di Manuela Patrizi © 

L'improvviso risveglio nell'aprire gli occhi sul proprio stato di agitazione ci mostra quanto sia fondamentale la differenza tra l'essere schiavi di un'emozione e il divenire consapevoli del fatto che essa ci stia travolgendo.
Il consiglio di Socrate "conosci te stessƏ" fa proprio riferimento a questa chiave di volta dell' INTELLIGENZA EMOTIVA:
la consapevolezza dei propri sentimenti nel momento stesso in cui essi si manifestano.



Per me è arrivato il tempo di raccontarmi su alcuni aspetta della mia vita. Facciamo che sia una sorta di liberazione, un modo, un mezzo che divenendo pubblico (è importante CHI legge) ma soprattutto che io Manuela riesca ad esprimermi come mai fatto finora. Agendo così, liberarmi per sempre dalla morsa che mi trattiene in certi meccanismi mentali- emotivi, usufruendo della RESILIENZA DEL CUORE.

In tal modo le emozioni che sopraggiungono dalle esperienze passate cioè dai RICORDI, abbiano un impatto minore sulla vita presente affievolendo la sofferenza che si prova dal dolore, quindi mantenendo il RICORDO con assenza o minore sofferenza.

La cosa importante è far si che dentro di me ne divenga consapevole. I ricordi belli, ci accarezzano dentro … il Cuore, il nostro Essere, il nostro Se ma quelli che ci hanno causato dolore, che ci hanno fatto male e che sono serviti per far crescere e maturare certe cose dentro di noi … ne scelgo di creare consapevolmente un distacco mentale ed emotivo. Questo è un modo --- un mezzo, parlandone apertamente attraverso il CUORE con chi mi legge …

RACCONTANDOMI …

La scrittura può essere un’ottimo mezzo psicoterapeutico.
Raccontare te stesso con la scrittura ti dà la possibilità di rappresentarti sotto diverse luci, svelando parti di te che forse non conosci, oppure ti può consentire di indagare nel tuo passato ponendoti nuovi interrogativi.

CI FU UN TEMPO … molti anni fa quando vivevo con i miei genitori nella campagna del paesello di Ferentino in provincia di Frosinone nel Lazio. Da giovane e timida fanciulla non avevo la consapevolezza e la forza di raccontarmi a NESSUNO. Sono nata dopo un lungo travaglio con un cesareo il 7 Maggio del 1975 in una sera di primavera nell'ospedale di Alatri (FR) nel Lazio, conosciuta come la "Città dei Ciclopi" per l'eccezionale stato di conservazione dell'Acropoli della Civita, uno dei maggiori esempi di architettura antica in Italia, simbolo delle "città megalitiche" laziali, a cui da sempre sono legati misteri e leggende.
Quarant'anni compiuti nel Maggio del 2015 ed ecco a scriverne.
>>> Avrei desiderato una realtà diversa per loro due... mamma e papà … una sorte diversa nel mio CUORE, nei miei vissuti di quel presente che fu della mia infanzia e giovinezza… delle due famiglie da cui discendo, come di mio nonno paterno scappato da un campo di concentramento in Belgio dopo tre anni, in cui era prigioniero come soldato italiano avendo vissuto la II guerra mondiale… alla fine di tutto, in undici solo tre riuscirono a tornare in Patria, incluso lui stesso.

originario di Ferentino (FR) e vissuto a Roma prima della II guerra mondiale, non fu più la stessa persona mi raccontarono ...l'uomo che fu una volta… amorevole, gentile, allegro ed affabile prima che la guerra lo trasformò per sempre!
Tornato sopravvissuto, cominciò a bere alcolici e trattare male sua moglie Filomena Datti (mia nonna paterna) ed i suoi figli, a tal punto che avevano terrore di lui quando rientrava a casa e di conseguenza mia nonna mordeva mio padre (Mariano) piccino. Fu lo sfogo che aveva per il vissuto del marito Matteo tornato un uomo finito e distrutto dentro l’animo!
Non saprò mai quell'uomo che fu mio nonno cosa dovette sopportare e subire a sua volta.



La storia di Papà Mariano Patrizi 

Mariano era il bambino di casa PATRIZI nacque qualche anno dopo la fine della guerra, nel 1948 e fu l'ultimo di quattro figli. Con il primo fratello Luigi Patrizi ci sono tredici anni di differenza e qualche anno meno alle altre due sorelle Anna Battista e Anna Maria Patrizi. Mariano dovette ahimè assistere gradualmente alla loro dipartita.

Se ne andarono di casa molto presto alla giovane età di 15/16 anni chi agli inizi e chi a metà degli anni "50 tra Svizzera, Lombardia e Roma. Pertanto papà bambino si sentì tradito e solo... abbandonato dove era invece coccolato ed amato dai suoi fratelli. Mariano si diplomò disegnatore tecnico e quando ero bambina (vi parlo degli anni "80), fu declassato da impiegato ad operaio lavorando per/in una fabbrica di camicie e lì cominciai a percepire che qualcosa era cambiato in famiglia.
Questo avvenne perché italiano di nascita per far posto a profuga italiana (mia madre) per un posto fisso in fabbrica di gelati. Correva l'anno della disgrazia avvenuta a Chernobyl, era la fine di Giugno del 1986 quando realizzai che non sarei stata più figlia unica. Nacque mia sorella Eva Patrizi di undici anni più giovane di me.




Sono anni che papà è perso … e lui la LUCE la nega profondamente nella sua esistenza per guarire! Rispetto comunque il credo di ognuno. Troppa rabbia, troppo rancore verso la sua famiglia d’origine ha fatto sì di mutarlo per sempre, venendo a mancare fiducia e fede in se stesso in primis e di conseguenza nel prossimo e nella società. Cadendo nell'aleatorietà degli eventi quindi vivendo in una sorta di limbo che ahimè non avrà forse mai fine, almeno per quanto riguarda questa vita terrena.
Noi della famiglia che creò (io, mia madre e mia sorella) agimmo non più di quanto concesso dalla legge in quegli anni e soprattutto tra di noi perché fu una situazione molto delicata del nostro tessuto di vita quotidiana, (essendo al tempo io e mia sorella minorenni con la decisione molto sofferta di separazione consensuale tra i nostri genitori). Solo ognuno di noi sa bene cosa dovette sopportare, vivere e silenziare nelle proprie intime vite in famiglia. Sfortunatamente papà Mariano come accennavo poc'anzi, non ebbe vita facile proprio perché figlio del dopo guerra (classe 1948) e figlio di muratore, al tempo padre fascista. Egli nacque sotto consiglio del medico di famiglia dei miei nonni paterni di modo che avrebbero potuto ritrovare equilibrio morale e psico-fisico dal trauma subìto durante la II guerra mondiale.

Questi racconti provengono dalle memorie tramandate da parte dei miei antenati e genitori. Quello che hanno lasciato dentro di me a livello emotivo- d'ANIMA lo comprendo solamente io attraverso il vissuto diretto con mio padre e mia madre.


Mia madre Angela Titoni un’altra storia …

Nata nel 1948 a Biserta in Tunisia ed arrivata profuga in Italia all’età di dodici anni nel 1960, salpata su una nave diretta al porto di Napoli con la sua famiglia di origini siciliane, composta dal padre Bartolomeo Titoni(e) e dalla madre Teresa Bongiorno, assieme a suo fratello più piccolo Giuseppe Titoni (mio zio)
La Tunisia a quel tempo era sotto protettorato francese - (vedi anche cosa significa in diritto internazionale un PROTETTORATO). Mio nonno Bartolomeo Titone fu anche reduce dalla guerra d'Etiopia Ottobre 1935- Maggio 1936,  (clicca anche la frase di seguito per capire meglio) nota anche come campagna d'Etiopia. Il cognome acquisito fu Titoni poiché al porto d'ingresso di Napoli in Italia mancarono nella corretta trascrizione sul registro d'entrata.



Nel 1960 vennero come altri Italiani
"cacciati" mandati via da Biserta (Tunisia) e messi in campo profughi alle “Fraschette di Alatri (FR) Lazio una volta campo di concentramento. Gli italiani lì in Tunisia dovettero abbandonare tutto come gli averi, le terre etc… qui di seguito il documentario RAI che spiega cosa accadde chiaramente. (clicca la frase per vederlo e precisamente al minuto 23:50 oppure al meno -12:40 min cè la storia ed il viaggio dalla Tunisia in Italia, che compre mia madre Angela Titoni)


  





Un’antica leggenda vuole che Alatri sia stata una delle città fondate nel XIII sec. a.C. dal mitico popolo dei Pelasgi, diretti discendenti del dio Saturno



Sospendo per un attimo il racconto di famiglia per far carpire meglio cosa accadde riguardo colonie e protettorato francese in AFRICA:  


Sono 14 i paesi africani costretti dalla Francia, attraverso un patto coloniale a depositare l’85% delle loro riserve di valute estere nella Banca centrale francese controllata dal ministero delle finanze di Parigi.
Il Togo e altri 13 paesi africani dovranno pagare un debito coloniale alla Francia.
I leader africani che rifiutano vengono uccisi o restano vittime di colpi di stato.
La Francia detiene le riserve nazionali di quattordici paesi africani dal 1961: Benin, Burkina Faso, Guinea-Bissau, Costa d’Avorio, Mali, Niger, Senegal, Togo, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Congo-Brazzaville, Guinea Equatoriale e Gabon Coloro che obbediscono sono sostenuti e ricompensati dalla Francia con stili di vita faraonici mentre le loro popolazioni vivono in estrema povertà e disperazione.
E’ un sistema malvagio denunciato dall’Unione Europea ma la Francia non è pronta a spostarsi da quel sistema coloniale che muove 500 miliardi di dollari dall’Africa al suo ministero del tesoro ogni anno.

Nel marzo 2008 Jacques Chirac affermava:

“Senza l’Africa, la Francia scivolerebbe a livello di una potenza del terzo mondo”
Il predecessore di Chirac, François Mitterrand, nel 1957 profetizzava che:
“Senza l’Africa, la Francia non avrà storia nel 21mo secolo” 
Avevano perfettamente ragione a scapito dell'Africa e dei suoi abitanti


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Sebbene si possano contare numerosi italiani fra gli schiavi cristiani portati a Tunisi dai corsari, ma soprattutto a partire dall'Ottocento che un'importante comunità italiana si stabilisce nel paese nord-africano e fra tutte le minoranze straniere presenti in Tunisia durante il periodo coloniale, si tratta sicuramente della più numerosa.




X secoloprimi arrivi dalla Penisola italiana

XVI - XIX sec.schiavi cristiani a Tunisi



XVII secoloarrivo di commercianti livornesi



1815 - 1861arrivo ad ondate di rifugiati politici



1881 - 1910 circaarrivo massiccio di manodopera



1922 - 1943fascismo e antifascismo fra gli Italiani di Tunisia



1881 - 1943la questione italiana



1956 - 1966 circacronaca di una diaspora



Tornando al racconto di mia madre Angela e famiglia, sono stati costretti ad una scelta drammatica e difficile di dove andare ad abitare, se tornare in Italia oppure andare a vivere in Francia.
I nonni materni scelsero l'Italia perché di origini siciliane ma mia madre disse che avrebbe voluto vivere in Francia anche perché a dodici anni dovette ricominciare la scuola di qualche anno prima. All'età di circa quindici anni andò a lavorare nelle fabbriche del paese di Alatri (FR) Lazio prima al calzaturificio poi entrò anni dopo in ex Motta ora Nestlé dove per fortuna ci ha preso la pensione da operaia.

Penso che certe esperienze non debbano essere tenute private ma vadano invece condivise con il maggior numero di persone possibili, di modo che chiunque possa trarne beneficio.  Coraggio, forza di volontà, ottimismo, speranza. 

Questo è tutto ciò che cerco di offrire a chi mi legge qui sulla mia pagina ♥️


La rabbia è solamente ENERGIA come tutto il resto, ma siccome non è espressa o mezza espressa in modo non costruttivo si tende ad usarla per distruggere.
Solo con il dovuto discernimento e presa consapevole - cosciente della propria situazione attuale si può direzionarla nella creazione e non nella distruzione.
Per l'Universo è Pura Energia Neutra, ma vivendo in una dimensione dualistica della realtà abbiamo la possibilità di scegliere come usare quest' energia e solo se presa in tempo, compresa ed assimilata... altrimenti essa comunque si esprimerà, sprecandola nel solo "spaccare tutto" o "trattenere ma distruggendo l'interno di noi stessi" .

L'ENERGIA NON PUÒ "non essere" ESPRESSA da qualche parte deve manifestarsi.
A noi stessi la scelta.

Al momento è tutto quello che sento di scrivere, tornerò ad aggiornare questa pagina del mio blog-diario.
Grazie di leggermi, buone cose nelle vostre - nostre vite :)

Mamma Angela Titoni

 

Manuela 5 anni


Nonno paterno Matteo Patrizi ed io Manuela 7 mesi di vita

Io piccina sulle spalle di papà Mariano, mamma Angela con
nonna paterna Filomena Datti



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